05/07/2018
Una certificazione che offre tutte le competenze essenziali per l'insegnamento dell'inglese come seconda lingua e che è ricercata dagli aspiranti docenti di tutto il mondo anche per l'alto valore che le è attribuito dai datori di lavoro del settore. Si tratta del CELTA (Certificate in Teaching English to Speakers of Other Languages), che affronta le problematiche didattiche a 360 gradi, dalle nozioni più tecniche a quelle “psicologiche” necessarie per la gestione di una classe. Punti di forza che conosce bene Theresa Dyer, nata e vissuta a Londra e formatrice CELTA dal 2001. Theresa attualmente è il main course tutor del corso che si sta svolgendo alla scuola di lingue “Globally Speaking” di Roma, centro accreditato per il CELTA e altre certificazioni didattiche (per conoscere tutti i centri accreditati in Italia, cliccare qui).
Cosa l'ha portata a diventare una formatrice CELTA?
La ricerca di una nuova sfida. Insegnavo già inglese come lingua straniera, ma volevo provare ad ampliare i miei orizzonti con qualcosa che mi portasse nuovi stimoli e più varietà didattica, e l'ho trovata nella formazione degli insegnanti. Così dal 2001 mi sono occupata del CELTA praticamente in tutto il mondo: Italia, Canada, Stati Uniti, Venezuela, Marocco, Sudafrica, Irlanda, Ucraina, Russia, Georgia, Polonia, India e Bangladesh. È un lavoro che mi dà grande soddisfazione perché le persone che vogliono conseguire questa certificazione sono sempre molto motivate e poter condividere con dei colleghi conoscenze legate alla nostra professione è davvero gratificante.
Che tipo di insegnanti frequentano il corso CELTA?
La composizione è molto varia. Si va da giovani adulti, diciamo dai 22 ai 30 anni, che vogliono insegnare inglese come primo lavoro, anche per l'opportunità che dà di conoscere il mondo. Poi, in particolare in Italia, ci sono anche docenti che hanno già anni di esperienza, ma che sono consapevoli dell'importanza di acquisire una certificazione come il CELTA per progredire ulteriormente dal punto di vista professionale. E in alcuni casi prendono parte al corso persone che hanno fatto cose diverse dall'insegnamento fino a che quel momento e che scelgono il CELTA per “cambiare vita”.
Perché crede che questa certificazione attiri una platea di aspiranti docenti così ampia?
Credo possa essere in parte legato alla natura molto duttile del corso e della certificazione. Il CELTA nasce principalmente per preparare all'insegnamento agli adulti, soprattutto in ambito privato. Ma in realtà la base che assicura, legata alle competenze linguistiche, agli aspetti pedagogici, alle metodologie didattiche e all'organizzazione della classe, è utile per poter insegnare, con le dovute integrazioni, anche in altri contesti, come con i bambini o nel settore pubblico.
Questa duttilità si riflette anche negli argomenti affrontati nel corso di preparazione?
Certamente. Perché anche se ovviamente esiste un programma di argomenti che vengono affrontati, le nozioni che si apprendono vanno poi applicate con la flessibilità necessaria ad adattarle ai diversi tipi di classi che il futuro insegnante andrà ad affrontare. Così, ad esempio, c'è anche un'importante parte incentrata su aspetti che potremmo definire psicologici: come comprendere al meglio le motivazioni, le esigenze, le modalità d'apprendimento e le diverse personalità degli studenti e creare un rapporto con loro. Sono capacità grazie alle quali poi i docenti possono imparare quando e come variare le attività didattiche e in che modo lasciare a ogni persona il suo “spazio” per pensare e rispondere alle sollecitazioni nella maniera più proficua.
Tutto questo si ricollega anche a una parte pratica del corso?
Assolutamente sì. La parte pratica è fondamentale ed è ciò che caratterizza e distingue il CELTA dalla maggior parte degli altri corsi. Per ogni partecipante ci sono 6 ore di insegnamento vero con classi di diversi livelli. Sono situazioni alle quali assistono, senza intervenire, i tutor del corso e gli altri partecipanti. Successivamente si fa un momento di confronto in cui si analizza quello che è successo e ognuno fa le sue osservazioni. In questo modo l'esperienza in classe di una persona è utile a tutti. Questi momenti si svolgono progressivamente durante lo svolgimento del corso, in modo da poter apprezzare i progressi di ognuno. Queste parti pratiche sono oggetto di valutazione, così come quattro compiti scritti che vengono svolti durante il corso: è sulla base di questi elementi che si stabilisce l'esito della partecipazione, non c'è un esame finale.
E in particolare negli aspiranti insegnanti italiani quali caratteristiche ha riscontrato? Quali sono i loro punti di forza?
Gli italiani, probabilmente anche rifacendosi alla loro precedente esperienza di studenti, tendono a voler mantenere un notevole controllo della lezione, quasi a “dominarla”. Una caratteristica che però sanno coniugare con una grande capacità di dare qualcosa in più a livello personale, socializzare con gli studenti e creare con loro un rapporto. Per questo è molto bello tenere il corso CELTA in Italia: c'è una grande interazione, un notevole calore, che non sempre si riscontra in altri Paesi.
Theresa Dyer tiene corsi CELTA presso la scuola di lingue “Globally Speaking” di Roma, centro accreditato per il CELTA e altre certificazioni didattiche (per conoscere tutti i centri accreditati in Italia, cliccare qui).